REGGIO EMILIA, baricentro di sviluppo

Reggio Emilia baricentro di sviluppo Boccia: infrastrutture e giovani le priorità per spingere la ripresa REGGIO EMILIA La forte ripresa economica in atto è il viatico con cui l’industria reggiana punta a rilanciare la dimensione mediopadana del suo territorio e il proprio ruolo di baricentro tra la metropoli finanziaria milanese e il polo manifatturiero bolognese, incrocio strategico tra l’asse della via Emilia e la direttrice europea Nord-Sud del Brennero. «La presenza dell’Alta Velocità e di una stazione ferroviaria dedicata che ha già superato il milione di passeggeri l’anno è l’asso che dobbiamo giocare per il riposizionamento competitivo dell’intera area vasta che va da Piacenza a Modena comprendendo anche Cremona e Mantova», è l’incipit della relazione con cui il presidente di Unindustria Reggio Emilia, Mauro Severi, ha aperto ieri sera al Teatro Valli l’assemblea annuale dei mille associati. «Costruire nuove infrastrutture - ribadisce Severi, riprendendo il titolo dell’assise – sia materiali sia immateriali è la premessa per trasformare le potenzialità spalancate dalla stazione AV (firmata da Santiago Calatrava, ospite ieri al Teatro Valli, ndr) in valore aggiunto non solo economico ma anche culturale e sociale per tutta l’area mediopadana. Ma una città di 200mila abitanti come Reggio Emilia non può continuare a farsi carico da sola, come ha fatto in questi ultimi 15 anni, di portare avanti investimenti per rendere accessibile questo hub e connetterlo agli scali aeroportuali e ai porti del Tirreno e del’Adriatico». Una critica esplicita alle Ferrovie che non hanno mai fatto promozione alla nuova stazione e alla Regione Emilia- Romagna che nel Piano regionale dei trasporti in fase di stesura ha quasi dimenticato la realtà mediopadana. Eppure «questa terra di mezzo tra Milano e Bologna fatta di distretti, miriadi di piccole e medie imprese e numerose multinazionali tascabili è una piattaforma produttiva che vale oltre 40 miliardi di euro, pari al triplo delle esportazioni dell’area metropolitana bolognese e superiore di quasi due miliardi al valore di quelle dell’area metropolitana milanese», ricorda Severi. Chiedendo innanzitutto al Governatore Bonaccini seduto in prima fila una revisione del Piano dei trasporti. Investimenti «Questa grande area industriale è lo specchio della capacità di reazione del Paese, ma non possiamo abbassare la guardia – sottolinea il presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia – siamo solo all’inizio della ripresa e se ci fermiamo ora rischiamo di tornare nel tunnel. La fragilità del contesto politico e il fardello del debito pubblico non ci aiutano. E sulle infrastrutture, seconda questione chiave del Paese dopo quella dei giovani, dobbiamo ritrovare coesione e urgenza temporale, recuperando lo spirito del dopoguerra e la capacità di immaginare il futuro». E il futuro di Reggio Emilia è nella capacità di declinare la sua centralità logistica e infrastrutturale nell’attrazione di imprese e innovazione. «Ma questo significa che dobbiamo investire sui giovani per colmare il gap di profili qualificati necessari e portare avanti la nostra grande tradizione industriale e tecnica», afferma Severi rilanciando Reggio Emilia come sede del nuovo Politecnico regionale sperimentale di cui si è iniziato a discutere questa estate lungo la via Emilia, pensando a una nuova formazione post diploma molto pratica, che metta a fattor comune facoltà e istituti tecnici. Già nel masterplan elaborato oltre dieci anni fa per la città l’archistar Calatrava indicava «l’asse parallelo all’autostrada che lega tra loro la Fiera e la nuova stazione come luogo ideale per collocare i nuovi insediamenti produttivi e un polo della formazione». La congiuntura Reggio Emilia, una provincia di poco più di 500mila abitanti e 50mila imprese, è tra le prime dieci realtà del Paese per competitività e apertura internazionale tra l’eccellenza meccanica (meccatronica in primis), dell’abbigliamento e dell’agroalimentare. È infatti l’export la gamba che guida la ripresa dell’economia locale: il +6,2% di vendite oltreconfine nei primi sei mesi dell’anno (si sono superati i 5 miliardi di euro) ha portato la produzione manifatturiera reggiana del secondo trimestre a un +3,2%, tasso record da giugno 2011 (dati camerali). E il campione confindustriale ha registrato un aumento tendenziale della produzione ancora superiore tra aprile e giugno 2017, +7,1%; con fatturato e ordini cresciuti addirittura oltre: +8,5% e +10,8%, rispettivamente, su base annuale. «L’altra gamba è la crescita dell’occupazione, +2,3% e questa è la vera notizia, perché il lavoro cresce finalmente in tutti i settori – sottolinea Severi – dalla manifattura al terziario e oggi Reggio Emilia è al secondo posto, dopo Bolzano, per tasso di disoccupazione».