È FEBBRE DA M&A (anche) PER LE BANCHE ITALIANE

È FEBBRE DA M&A (anche) PER LE BANCHE ITALIANE: BPER ACQUISTA CARIGE

(a cura di Andrea Montin)

BPER acquista Carige, storico istituto genovese da anni in difficoltà, per una serie di motivazioni: da una gestione non sempre disciplinata, ad una lunga crisi economica che ha reso inesigibili molti dei crediti che aveva concesso, passando per l’aumento dello spread. Per evitare guai peggiori, nel 2019 la banca aveva ricevuto 320 milioni di euro in prestito da un fondo di emergenza alimentato dal sistema bancario italiano. Il prestito avrebbe dovuto essere restituito grazie a un aumento di capitale da 400 milioni di euro, che poi non andò a buopn fine. Non essendo stato restituito il prestito accordato, dunque, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), consorzio che riunisce tutte le banche italiane (a eccezione di quelle di credito cooperativo) è diventato il controllore della banca.

Liberata dai suoi crediti deteriorati, la banca Carige nel 2021 è cresciuta nei suoi fondamentali, tornando anche sul mercato con l’emissione di bond e la quotazione in Borsa.

Questi elementi hanno portato alla decisione, da parte della banca modenese BPER di presentare un’offerta per l’acquisizione di Carige.

Inizialmente l’offerta proposta da BPER al FITD prevedeva una ricapitalizzazione di Carige da parte di quest'ultimo, per un miliardo di euro, per poi comprarne, in cambio di 1 euro simbolico, l’80% del FITD, rivelandosi tuttavia, un’offerta impossibile da sostenere per i limiti imposti dallo stesso Statuto del Fondo che prevede un  tetto massimo, per interventi di questo tipo, non supeirore a 600 milioni di euro.

Di fronte al rifiuto imposto dalle regole statutarie, a inizio 2022 BPER ha rinegoziato la dote “da ricevere”, anche grazie ai propri advisor Rothschild e Mediobanca (mentre Deutsche Bank, Kpmg e Prometeia hanno assistito il FITD), limandola a 530 milioni come aumento di capitale preventivo. Ciò che non è cambiato invece è il valore dell’Opa (Operazione Pubblica di Acquisto) residuale, finalizzata al delisting di Carige, e fissata a 0,80 euro per le azioni di minoranza, finendo per essere accettata a febbraio 2022.

Una volta completato il rafforzamento patrimoniale di Carige da 530 milioni, il FITD cederà al valore simbolico di un euro la sua quota di capitale della banca genovese, l’80%, e BPER farà scattare un’OPA residuale sulle azioni quotate in Borsa, pagando 0,80 euro per azione. A quel punto, il cento per cento del capitale di Carige potrà essere di proprietà della banca emiliana.

Altri aspetti dell’operazione dovrebbero riguardare, da un lato, la garanzia che i contenziosi su Carige non produrranno altri effetti per il venditore, che rappresenta tutte le banche attive in Italia pro quota di mercato, dall’altro la liquidazione del prestito subordinato Carige da 5 milioni nominali, rilevato da BPER.

Fra gli altri pretendenti per Carige,  Crédit Agricole, dopo le acquisizioni negli anni scorsi di Cariparma e  Friuladria e poi nel 2021 Creval, aveva formulato un’offerta simile a quella iniziale di BPER, ma con una richiesta di ricapitalizzazione da parte del FITD più alta.

Il closing dovrebbe arrivare entro il 30 giugno prossimo, così da permettere a BPER di avvalersi degli incentivi fiscali del governo, ovvero circa 350-370 milioni che, in aggiunta ai 530 iniettati dal FITD, dovrebbero permettere di coprire i costi di ristrutturazione e integrazione e assicurarle neutralità patrimoniale, miglioramento dell'asset quality e significativo accrescimento della redditività, già dal 2023.

Gli analisti di Imi sottolineano che dall'operazione BPER-Carige nascerà il quarto gruppo bancario italiano con un incremento del 20% dei clienti e attivi, grazie agli 800mila “clienti Carige”.