I Business Angels: i primi finanziatori delle start up

I Business Angels: i primi finanziatori delle start up (e non solo)

(a cura di Giulia Paolini)

Nello scenario delle Startup e PMI hanno un ruolo fondamentale differenti soggetti che supportano, finanziariamente, ma non solo, queste entità in crescita.

Le prime figure che possiamo riconoscere sono i Business Angels (BA): in genere sono i primi finanziatori di queste nuove imprese, insieme agli imprenditori/founders, e intervengono quando ancora nessuno o al massimo poche persone sono interessate ad assumersi buona parte del rischio d’impresa.

I Business Angels vengono riconosciuti spesso come investitori professionali che mettono a disposizione parte del loro patrimonio sostenendo con “Equity” Startup o PMI ad alto rischio imprenditoriale. Quando si parla di Equity o “capitale di rischio” si fa riferimento a tutte quelle operazioni di medio – lungo termine che prevedono apporto di risorse finanziarie sottoforma di partecipazione al capitale. In realtà, come suggerisce il termine usato per definirli, sono dei veri e propri “angeli”, una sorta di mentori, perché accompagnano queste realtà nelle prime fasi di vita, incentivando l’imprenditoria e trainando innovazione e competitività. 

È doveroso innanzitutto distinguere le due tipologie di Business Angel esistenti:

  • da un lato abbiamo i business angel “attivi”, che sono circa il 66% del totale, i quali non si limitano al mero investimento, ma offrono anche servizi aggiuntivi;
  • dall’altro ci sono i business angel “passivi” che invece offrono esclusivamente attività di finanziamento.

Abbiamo già visto cosa si intende per investimento nel capitale di rischio; i “servizi aggiuntivi” invece consistono principalmente nell’attività di condivisione delle proprie competenze, esperienze e soprattutto del proprio network. Questo implica che la figura del business angels sia completa e che abbia un patrimonio materiale e di conoscenze e relazioni di tutto rispetto, che includa sia beni materiali che non (ad esempio esperienze lavorative solide).

Prima ancora quindi di instaurare la relazione con un BA, è necessario capire come entrare in contatto con queste figure. Secondo i dati del MEF nel 2019, in Italia i Business Angels attivi erano circa cinquemila, di cui la maggior parte uomini, locati nel nord del paese, principalmente in Piemonte e Lombardia.

A questo punto è necessario capire come entrare in contatto con queste figure: in primis potrebbe essere opportuno fare una breve ricerca online o sui social network (LinkedIn) per trovare nomi di Angel particolarmente attivi nel territorio. Oppure una soluzione più veloce può essere quella di entrare in contatto con loro tramite delle associazioni e/o club informali. A livello mondiale sono presenti federazioni di network come la World Business Angels Association (WBAA) che hanno il compito di facilitare l’incontro fra imprenditori e investitori; in Italia l’associazione più grande è attiva con il nome di Italian Business Angels Network (IBAN) ed ha il compito di coordinare i contatti nazionali. L’associazione italiana degli investitori informali annovera anche alcuni Business Angel Club che raggruppano investitori che condividono fra di loro esperienze e conoscenze simili, permettendo un confronto ancora più diretto. Tra i Club più famosi abbiamo: Italian Angels for Growth, Club degli investiori, Angels4Impact.

Dopo aver capito come instaurare il primo contatto, il secondo step consiste nel farsi validare il progetto, attraverso un progetto di valutazione del medesimo.

Nella presentazione delle Startup è opportuno soffermarsi su

  • caratteristiche del prodotto o sul servizio caratterizzante,
  • mercato di riferimento,
  • competitors,
  • strategie di sviluppo proposte,
  • risorse necessarie per compiere il percorso,
  • valorizzazione “pre-money” (prima dell’intervento del BA finanziatore) del business,
  • quota parte di capitale riservata,
  • governance pre e post,
  • capacità manageriali del team.

È importante infine ricordare che queste figure intervengono nei primi periodi di vita della Startup, tendenzialmente nella fase cosiddetta ’ “early stage”. L’investimento generalmente parte da un minimo di 5-10 mila euro fino a 200 mila euro (e raramente oltre), molto inferiore rispetto a quella che sono abituati ad investire gli investitori istituzionali che approcciano Startup o PMI innovative, ovvero i Venture Capital. La differenza fra i due soggetti sta anche nel fatto che i fondi di Venture Capital intervengono di norma quando la Startup è già strutturata e presenta già le basi necessarie per ottenere crescita e fatturato; inoltre, grazie ai suoi finanziamenti ingenti, riesce ad influenzare e modificare le prospettive di business, incidendo sulle attività e sulla governance; al contrario, gli Angel possono offrire network e competenze ma di norma non assumono il “controllo” sullo sviluppo della progettualità.

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