Le imprese italiane nello scenario di rallentamento dell’economia

Le imprese italiane nello scenario di rallentamento dell’economia

(A cura della Redazione di YON)

Dopo l’uscita dalla crisi pandemica e il forte recupero dei ricavi e della redditività del 2021 e del corrente anno, le imprese italiane si trovano ad affrontare uno scenario caratterizzato dalla combinazione di crisi energetica, inflazione su livelli che rimandano agli anni 80 e una politica monetaria che in breve tempo ha fatto dimenticare la lunga fase di tassi nulli se non negativi.

Ci sono dunque tutti gli elementi macroeconomici per alimentare la prospettiva di una recessione dell’economia che potrebbe risultare tanto più forte quanto più radicata sarà la crescita dei prezzi a partire da quelli energetici e quanto più intensa sarà la stretta monetaria.

Nell’ultimo Sondaggio svolto dalla Banca d’Italia sulle imprese italiane dell’industria e dei servizi sono ben presenti le preoccupazioni del mondo imprenditoriale per il previsto peggioramento congiunturale ma queste non sembrano pregiudicare la capacità delle imprese di poter sostenere economicamente le maggiori difficoltà riscontrabili sul duplice fronte della domanda e dei costi.

Nel complesso, la grande maggioranza delle imprese (oltre l’85%) si attende nei prossimi sei mesi un rallentamento della dinamica delle vendite che rimarrebbero comunque in crescita o si manterrebbero sui livelli già raggiunti. Anche sul versante degli investimenti si segnala una certa stabilità nelle politiche di spesa con oltre il 50% delle imprese che intende confermare i livelli raggiunti, in ciò favorite anche dagli incentivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) riguardanti gli investimenti in beni strumentali afferenti al programma transizione 4.0 e quelli finalizzati ad aumentare l’efficienza energetica e l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili.

L’andamento delle vendite, gli investimenti finalizzati ad accrescere la produttività e la capacità delle imprese di trasferire parte dei rincari degli input sui prezzi dei prodotti sono i fattori in grado di sostenerne la redditività: il 76 per cento delle imprese prevede di chiudere l’esercizio in utile nel 2022, una quota in linea con quella dello scorso anno e con quella media del quadriennio precedente la pandemia. Un’indicazione che trova conferma anche nella previsione degli analisti circa gli utili delle società quotate che per il 2023 resterebbero superiori a quelli del 2022, ad eccezione del settore dell’energia.

Infine, a motivare una lettura meno pessimistica delle ricadute della congiuntura sulle imprese italiane vi è il dato di solidità finanziaria raggiunto, nonostante il forte impatto della crisi pandemica. E’ l’ultimo Rapporto della Banca d’Italia  sulla stabilità finanziaria (n.2 2022) a sottolineare come a giugno del 2022 la leva finanziaria, misurata dal rapporto tra i debiti finanziari e il patrimonio netto valutato ai prezzi di mercato, era pari al 66,4 per cento, sensibilmente inferiore rispetto al picco del 2011 (99,6%). Una solidità che trova riscontro nel dato della liquidità delle imprese che sempre a giugno di quest’anno ha raggiunto un valore  pari al 28,4 per cento del PIL, quasi il doppio rispetto al decennio precedente.

Vi è dunque una certa confidenza nel ritenere che i fondamentali mostrati dalle imprese negli ultimi anni consentirebbe loro di navigare anche con venti recessivi più forti.

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La redazione