L’M&A Bancario Europeo: tendenza attuale e prospettive future

L’M&A Bancario Europeo: tendenza attuale e prospettive future

(A cura di Giulia Paolini)

Nel corso degli ultimi dieci anni il numero di banche presenti nel mercato europeo è andato sempre più a ridursi.

Dalla crisi finanziaria del 2008 alla fine del 2020 si è verificata una riduzione del 40% delle istituzioni creditizie.

Questa decrescita è vista positivamente dall’Unione Europea e dai relativi sistemi di vigilanza bancaria: uno degli aspetti maggiormente criticati del mercato europeo è proprio la sua frammentazione, che genera problemi in termini di profittabilità e rappresenta allo stesso tempo un rischio per la stabilità finanziaria di tutto il sistema europeo.

Vi sono paesi, infatti, come la Germania, la Polonia e l’Italia che contano la presenza di un elevato numero di istituzioni creditizie: il livello di concentrazione del sistema varia in base alle caratte­ristiche di ogni Paese, ma in linea generale maggiore è la dimensione dello Stato minore è il grado di concentrazione. Nei paesi sopra citati l’ammontare di asset detenuti dalle prime cinque banche del Paese è inferiore al 50%; mentre in altri Paesi, come Lituania, Estonia e Grecia, questo grado di concentrazione è superiore al 90%.

Questa caratteristica strutturale preoccupa da diversi anni le istituzioni di vigilanza nazionali ed europee, oltre che il mercato stesso; sin dagli anni ’90 quest’ultimo si è connotato per una presenza massiccia di operatori e nonostante ci sia un trend di decrescita, per le autorità il numero è ancora troppo elevato. Per capire le determinanti e le conseguenze che può portare la sovra­capacità del sistema è necessario ragionare in termini relativi anziché assoluti: minore è il grado di concentrazione, maggiore è la competizione e la presenza all’interno del mercato di un elevato numero di istituzioni creditizie. In uno scenario di questo tipo c’è un’elevata probabilità che si venga a creare un mercato poco salutare: le istituzioni cosiddette “deboli” potrebbero essere incentivate a “giocare d’azzardo” al fine di risanare delle situazioni ormai compro­messe. Questo tipo di comportamento implica l’assunzione di rischi elevati e contestualmente la possibilità di tagliare i margini degli operatori in salute.

Un altro problema che mina la stabilità del settore economico è quello della bassa profittabilità; quest’ultima riveste un ruolo molto importante. È attraverso la generazione di pro­fitti che si riescono a creare nuove riserve patrimoniali, necessarie sia per sostenere la cre­scita economica all’interno del Paese sia per creare dei “cuscinetti” di capitale. Avere riserve patrimoniali sostanziose permetterebbe infatti agli intermediari di assorbire più veloce­mente le eventuali perdite causate da potenziali nuove crisi e quindi continuare nell’attività di credito all’eco­nomia reale anche in tempi difficili.

Da diversi anni si sta cercando una soluzione che possa limitare sia il problema legato all’eccessiva frammentazione, sia quello relativo alla bassa profittabilità. Vi sono diverse possibilità, ma una più di tutte sem­bra stimolare maggiormente le banche e le autorità di vigilanza: si tratta del processo di consolida­mento.

È importante sin da subito precisare che il tipo di integrazione da implementare, al fine di ottenere i risultati migliori sia a livello di sistema che di singolo istituto, non è sempre lo stesso, ma dipende dalle caratteristiche degli operatori coinvolti e dal tipo di problemi che li caratterizza.

Ad esempio, per le banche che sono affette da problemi di profittabilità caratterizzate da dimensioni ridotte e basse performance, il consolidamento con player di dimensioni simili presenti all’interno del Paese sembra essere la soluzione ottimale. Attraverso l’integrazione si potrebbero ottenere una diversificazione nei profitti, sbloccare delle sinergie, sfruttare le economie di scala e creare istituti di dimensioni non troppo rilevanti, evitando così di correre il rischio di avere all’interno del mercato troppi too big to fail. Tra i maggiori benefici che può portare un’operazione di M&A vi sono le sinergie di costo e di ricavo: migliorano i profitti, si riducono i costi e si abbassa il costo del capitale. Inoltre, l’incremento dell’efficienza nella gestione dei costi e dei ricavi permette all’istituto nascente di ottenere una riduzione dei rischi ai quali è espo­sta.

Per quanto riguarda le entità di maggiori dimensioni che stanno sottoperformando, le principali soluzioni sono le ristrutturazioni interne e/o il consolidamento cross-bor­der. Attraverso un’operazione transfrontaliera si possono ottenere delle diversifi­cazioni di ricavi e di mercato importanti, consentendo all’istituzione di incrementare la propria resilienza e ottenere fonti diverse di reddito anche da un punto di vista geo­grafico (quindi un andamento negativo in uno Stato può essere compensato da quello positivo in un altro),che permettono di ridurne la rischiosità.

Il consolidamento non è però sempre la soluzione naturale per ogni problema di pro­fittabilità. Vi possono essere situazioni o contesti che devono essere affrontati in modo differente: il caso delle banche con elevati esposizioni di crediti deteriorarti è uno di questi. Infatti, per fare in modo che l’integrazione domestica abbia success,o bisogna trovarsi in un sistema che non sia completamente affetto da questa proble­matica, o quanto meno che i bidder siano poco esposti.

Inoltre, un consolidamento eccessivo potrebbe generare effetti collaterali sull’intera economia: ad esempio la formazione di troppi istituti too big to fail; oppure la possibilità di avere un potere di mercato sproporzionato rispetto alle concorrenti.

Nonostante alcuni aspetti negativi e/o ostacoli che è possibile incontrare nel percorso, appare evidente che una nuova ondata di consolidamenti sia più benefica che nociva al sistema bancario europeo.

Va infatti ricordato che le operazioni di M&A risolvono spesso problemi derivanti anche da una gestione non ottimale: la società acquirente è infatti solitamente caratterizzata da modelli di business, governance e capacità organizzative migliori, rispetto alle target. Non è un caso, infatti, che la stessa BCE incentivi operazioni di M&A fra le banche, anche mediante la pubblicazione di guide a sostegno dell’intero processo di consolidamento.

SHAFFER S. (1993).   “Can megamergers improve bank efficiency?”, Journal of Banking & Finance, Vol. 17(2-3), pp. 423-436

KPMG global (2020), European banking consolidation  

MCKINSEY & COMPANY (luglio 2021)   Seed of outperformance: how M&A can help banks thrive in the normal 

MEF (luglio 2016), Evoluzione e riforme del settore bancario