M&A tra la pandemia e la guerra russo – ucraina

M&A tra la pandemia e la guerra russo – ucraina

(a cura di Giulia Paolini)

Negli ultimi due anni le sfide da affrontare sono state molteplici: dall’avvento della pandemia all’inizio della guerra i mercati hanno subito scosse molto forti e inaspettate.

Anche il mercato dell’M&A ne ha risentito: dopo il 2019 chiuso con transazioni inferiori rispetto all’anno precedente, il 2020 era partito in leggera ripresa.

Anno 2020

Con l’avvento della pandemia però tutti i deals che erano stati programmati sono stati letteralmente congelati, ma nonostante questo l’Europa ha dato prova di resilienza. Nel primo trimestre sono state chiuse infatti circa 231 operazioni per un controvalore pari a 9,2 miliardi, ma esaminando con attenzione i dati, si evince che circa l’80% del controvalore del valore totale può essere attribuito alle prime dieci operazioni e quindi anche già dai primi mesi del ’20 è possibile vedere la battuta di arresto dovuta dal Covid-19: nel mese di marzo poi sono state concluse soltanto 50 operazioni.

La seconda parte dell’anno invece, grazie alla stabilizzazione dei mercati azionari e all’approvazione dei vaccini anti Covid – 19, è stata caratterizzata da una ripresa costante, risvegliando le strategie di sviluppo delle aziende e in particolare quelle dei fondi di Private Equity.

Lo scenario italiano è stato segnato maggiormente: gli effetti prodotti dalla pandemia hanno gravato su un quadro congiunturale già difficile per il nostro paese, caratterizzato da un rallentamento della domanda e una stagnazione della produzione industriale.

Nonostante il primo trimestre 2020 non abbia risentito particolarmente della pandemia, i primi segni di rallentamento si sono potuti vedere già agli inizi del secondo trimestre, essendo per giunta l’Italia uno dei primi paesi a sperimentare il lockdown. Le transazioni si sono ridotte nei tre mesi successivi di circa il 25% e del 37% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La differenza principale rispetto alle crisi precedenti, come quella dei mutui subprime, è stata che questa crisi non ha avuto origine all’interno dei mercati finanziari, e quindi, nonostante le incertezze, i mercati stessi hanno avuto la possibilità di sostenere ancora le strategie dell’imprese. È stato infine rilevante il ruolo dei capitali “private” (dai Private Equity ai Family Office ad esempio), che si sono confermati di nuovo come i principali attori del mercato M&A italiano.

Anno 2021

Il 2020 pur non essendosi chiuso nel migliore dei modi ha rappresentato un vero e proprio trampolino di lancio per l’anno successivo, con un volume globale delle operazioni di fusione e acquisizione che ha infatti superato i cinque trilioni di dollari, spingendosi oltre il record di 4,5 miliardi di dollari nel 2007.

L’anno in corso

Il 2022 sembrava essere caratterizzato dalle stesse spinte espansionistiche presenti nel 2021: a rallentare di nuovo la situazione è stata tuttavia la crisi scatenata dalla guerra scoppiata alla fine del mese di febbraio, che ha portato con sé uno scenario economico e geopolitico molto complesso: nel mese di marzo sono state concluse la metà delle operazioni dello stesso periodo nell’anno precedente (52 contro 104).

Nonostante le due crisi abbiano avuto indubbiamente un impatto negativo sul mercato, queste sono tuttavia completamente differenti fra di loro, anche per le dinamiche del settore dell’M&A: il virus aveva bloccato i mercati nei primi mesi della pandemia, ma successivamente anche le valutazioni di rischio erano state integrate dagli analisti permettendo la ripresa delle operazioni; al contrario invece la crisi Ucraina ha portato con se altri fattori turbativi,  quali il rialzo dei prezzi di energia e delle materie prime che sta impattando su tutte le imprese industriali e manufatturiere; così come in guerra anche per fra le imprese vige la stessa regola: ci sono vincitori e vinti. Ma qualora le grandi aziende dovessero fermarsi e/o il commercio conseguente rallentare, si avrà un impatto negativo a macchia d’olio anche su tutte quelle imprese della catena di fornitura a monte e del mercato dei clienti a valle.

Un secondo punto fermo (che fa sperare in una ripresa veloce, appena possibile) è la liquidità: nonostante, infatti, parecchi dossier siano stati congelati (così come nel febbraio 2020), “ci si aspetta che i Private Equity, che hanno ancora una grande liquidità, continuino ad approfittare delle opportunità di investimento, mentre ci potrebbe essere un rallentamento dell’attività dei buyer”.

Queste le parole del partner di KPMG Max Fiani, che ribadisce la difficoltà nel fare previsioni per il periodo successivo. “…..È pur vero che se il conflitto dovesse protrarsi, l’inflazione potrebbe avere difficoltà ad assestarsi (e abbassarsi) e si potrebbe incorrere in una forte contrazione nella crescita dei paesi di tutto il mondo…...”.

È sicuramente vero quindi che il mercato dell’M&A si trova difronte all’ennesima sfida: riuscirà ad essere resiliente come i due anni passati?