MERCATO (UE) UNICO DEL CROWDFUNDING EUROPEO

MERCATO (UE) UNICO DEL CROWDFUNDING EUROPEO

INTRODUZIONE NORMATIVA

L’Unione Europea ha di recente compiuto un passo cruciale verso la realizzazione del tanto ambito mercato unico dei capitali, attraverso la promulgazione di un nuovo Regolamento comunitario volto ad uniformare il campo dell’equity e del lending crowdfunding.

Dal 10 novembre 2021, per effetto dell’entrata in vigore del Regolamento UE 2020/1503 relativo al tema dell’European Crowdfunding Service Providers (ECSP), viene infatti data possibilità a tutte quelle piattaforme che autofinanziano la propria attività mediante la raccolta di capitali online di accedere ad un nuovo mercato del valore di circa 3 miliardi. Per precisione si puntualizza però che il vero “day one” della norma sarà con ogni probabilità il 10 novembre 2022 dal momento in cui è stata riconosciuta la facoltà ad ogni stato membro di ottenere una proroga di un anno prima dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni.

Un intervento simile era ormai divenuto imprescindibile per una duplice ragione.

Innanzitutto perché in passato l’assenza di un quadro normativo di riferimento aveva limitato le opportunità di finanziamento di imprese che avrebbero potuto beneficiare di capitali provenienti da un vasto pubblico di operatori esteri (nel tempo appunto la divergenza delle rispettive normative nazionali si era riflessa in uno stato di incertezza e di diffidenza generalizzata verso gli investimenti a supporto di progetti promossi da un altro paese e nello scarso interesse dei fornitori di servizi di crowdfunding a proporre un’offerta transfrontaliera).

In secondo luogo, il mercato del crowdfunding negli ultimi anni era ormai divenuto maturo e per continuare a crescere necessitava ad ogni costo di un processo di uniformazione normativa che ne certificasse a maggior ragione la rilevanza all’interno del mercato dei capitali europeo.

Il Regolamento UE 2020/1503 con l’ambizione di risolvere le suddette criticità prevede quindi l’istituzione di un mercato unico europeo del crowdfunding segnando un punto di svolta nella storia di un settore da sempre caratterizzato da un’alta frammentazione normativa. Non per altro le nuove norme poggiano le proprie fondamenta proprio sul desiderio di stabilire regole comuni per tutte le piattaforme che operano in Europa e di favorire la crescita internazionale promuovendo il crowdfunding come uno strumento di finanza alternativa, dall’alto potenziale.

A CHI SI RIVOLGE

Per quanto concerne l’ambito di applicazione del Regolamento, questo è circoscritto esclusivamente alle piattaforme di equity e di lending crowdfunding, dove per le prime riguardano operazioni di raccolta di capitale online tramite la sottoscrizione di partecipazioni azionarie dell’azienda proponente, mentre per le seconde hanno come oggetto operazioni di finanziamento (di “debito”) realizzate sempre in rete e volte a finanziare progetti imprenditoriali con conseguente rimborso del capitale ad un determinato tasso d’interesse.

Sono pertanto esclusi dal perimetro d’interesse del regolamento UE tutti i servizi pensati per i privati come, ad esempio, il peer-to-peer lending.

CROWDFUNDING IN ITALIA

Con riferimento al nostro paese, una chiara evidenza del fermento caratterizzante il settore in esame viene fornita dai risultati del “Sesto report italiano sul crowdinvesting” del Politecnico di Milano.

Tra luglio 2020 e giugno 2021, infatti, le 79 piattaforme italiane di crowdfunding, hanno complessivamente raccolto 503 milioni di euro, facendo registrare una crescita del 172% rispetto all’anno precedente. Analizzando questi dati si può desumere il desiderio degli italiani di tornare ad investire una parte dei lori risparmi facendo affidamento questi cosiddetti “canali alternativi”, per di più scegliendo di finanziare direttamente il tessuto produttivo ed imprenditoriale tipico delle PMI domestiche e delle Startup.

FUTURO

Guardando al futuro è lecito attendersi che nei prossimi anni si assisterà ad un ulteriore incremento nei volumi dei fondi raccolti tramite le piattaforme di crowdfunding italiane per merito degli incentivi che il nuovo Regolamento riconosce sia ai piccoli investitori che alle piccole-medie imprese. I primi, infatti, avranno a disposizione un ventaglio di opportunità di investimento ancora più ampio, potendo ora guardare anche alle offerte presenti sui mercati esteri;  specularmente, le seconde, potranno entrare facilmente in contatto non solo con una molteplicità di piccoli risparmiatori domestici, ma anche accedere al mercato dei capitali stranieri ed attrarre investitori europei.

NOVITA’ INTRODOTTE

L’obiettivo congiunto di Commissione e Parlamento è la creazione di un mercato unico europeo più competitivo senza perdere di vista l’esigenza di garantire al contempo un maggior grado di tutela per i potenziali investitori, in particolare per quanto riguarda il segmento “non-professional”.
Pertanto le principali novità dalla normativa procedono in tre direzioni:

  1. Autorizzazione per tutte le piattaforme di equity e di lending crowdfunding dotate di licenza ad operare in uno stato membro di raccogliere capitali sull’intero territorio comunitario, a prescindere dalla loro nazione di appartenenza. Le società a cui è consentito effettuare operazioni in Italia potranno dunque ricercare fonti di finanziamento alternative in altri paesi europei e specularmente vi sarà un afflusso di iniziative promosse da piattaforme estere nel nostro paese. Pertanto, ad un aumento della probabilità di ricevere fondi a sostegno dei progetti promossi dalle nostre piattaforme è associata una crescita delle opportunità di finanziamento per gli investitori italiani interessati a supportare iniziative estere.
  2. Introduzione di un nuovo modello ibrido, grazie al quale sarà possibile ospitare sullo stesso portale sia campagne di equity che di lending crowdfunding, incrementando di conseguenza il volume delle operazioni promosse e la quota di finanziatori attratti. Tra i servizi complementari offerti vi è anche la possibilità di creare bacheche elettroniche nelle quali gli investitori inseriscono annunci di vendita per quote e prestiti da loro sottoscritte e inerenti a campagne di raccolta ospitate dalla piattaforma stessa.
  3. Imposizione di un rigido sistema di trasparenza a protezione dei piccoli investitori. In fase di registrazione quest’ultimi saranno tenuti a sostenere un test d’ingresso volto a verificare il grado di esperienza finanziaria nonché ad esplicitare i loro obiettivi di investimento e garantire la comprensione dei rischi in essere. Inoltre, sarà necessario affrontare una simulazione della capacità di sostenere delle perdite, tramite la dichiarazione di una serie di informazioni sensibili come il reddito totale e attuale, le attività quali investimenti e depositi in contante, gli impegni finanziari e così via.

EVENTUALI CRITICITA’

Nonostante la novità legislativa sia stata accolta con grande entusiasmo dai titolari dei principali portali (nazionali), non bisogna trascurare una serie di criticità:

  1. Secondo una stima di Crowdcore, nota società sviluppatrice di software per le piattaforme di crowdfunding, gli adeguamenti richiesti dal Regolamento europeo implicheranno costi tra i 20.000-60.000€ per quanto riguarda solo degli adempimenti obbligatori. La spesa totale potrebbe addirittura essere ben superiore una volta rivista anche tutta la parte di due diligence e di user experience.
  2. Si renderà necessaria una localizzazione più capillare di ciascun sito, con annesse traduzioni in più lingue oltre alle consuete versioni (non più solo italiano e inglese ma anche francese e tedesco). Per emergere in un contesto maggiormente competitivo dovuto all’armonizzazione delle normative nazionali, le piattaforme dovranno cercare di aumentare la loro presenza nonché i volumi di operazioni su diversi mercati.
  3. Non è detto che tutti i nuovi obblighi informativi e di trasparenza posti a tutela dell’interesse dei piccoli investitori abbiano un effetto positivo sul mercato del crowdfunding. Vi è infatti il rischio che questi strumenti di salvaguardia scoraggino in realtà alcuni operatori poco propensi a condividere i propri dati sensibili.

I costi in questione incidono particolarmente sulla sostenibilità delle piccole piattaforme la cui vita è appena cominciata e per le quali tali cifre sono di fatto insostenibili. Basti infatti pensare al caso Italia dove per le 79 realtà di crowdfunding (per lo più di dimensioni medio-piccole), la principale fonte di ricavi è rappresentata da un’esigua percentuale trattenuta sul totale delle campagne che ospitano. In altre parole, se per queste piattaforme è già difficile raccogliere fondi a sufficienza per raggiungere il pareggio di bilancio, competere in uno scenario internazionale è una vera e propria utopia. Per questo motivo nei prossimi mesi è lecito attendersi operazioni di consolidamento, fusioni e acquisizioni tra operatori nazionali che ambiscono ad allargare il loro raggio d’azione per confrontarsi con competitors stranieri.

PROSPETTIVE FUTURE

Il nuovo Regolamento può dunque essere interpretato come un’arma a doppio taglio: sebbene da un lato faciliti le operazioni transfrontaliere all’interno dell’Unione Europea garantendo un’allocazione più efficiente dei capitali, dall’altro costringe le diverse piattaforme a riorganizzare il loro business model per continuare ad attrarre fondi in un ecosistema da ora composto da player europei. In tal senso il periodo transitorio previsto prima dell’entrata in vigore dalla normativa potrebbe appunto consentire alle piattaforme un adeguamento dilazionato nel tempo alle nuove regole.

In conclusione, secondo il report 2021 di Crowdfunding “nei prossimi 5 anni, il Regolamento ECSP non solo promuoverà lo sviluppo del crowdfunding in più paesi in Europa, ma garantirà inoltre che il crowdfunding sia integrato come componente chiave nel mercato dei capitali dell’Unione Europea. Ciò rafforzerà la collaborazione tra le autorità pubbliche e le piattaforme di crowdfunding per i modelli di match-funding. Consentirà inoltre di distribuire fondi privati e pubblici, compresi i Fondi strutturali europei, attraverso piattaforme di crowdfunding”.