Open Innovation e Corporate Venture Capital

Open Innovation e Corporate Venture Capital: l’opportunità di innovazione per Startup / PMI innovative e grandi imprese.

La sfida più grande per le imprese rimane da sempre innovare: al giorno d’oggi però, il proliferare delle tecnologie e la modifica della normativa internazionale hanno permesso la nascita di piccole imprese (prima start up e poi PMI) che, spesso, hanno come mission e vision la risoluzione di un problema specifico attraverso l’utilizzo della tecnologia. Basti pensare all’impatto che ha avuto l’innovazione digitale e tecnologica sul mondo bancario, che hanno risposto, innovando il loro modello di business, alla necessità ormai chiara dei clienti: avere tutto, anche la propria banca, a portata di App. 

Come detto, l’innovazione è sempre stata una necessità delle imprese: che si parli di prodotto, servizio, o anche processo, innovare resta fondamentale se si vuole avere un vantaggio competitiva sul mercato.

Ma le imprese hanno innovato sempre allo stesso modo?

Decisamente no. Inizialmente si credeva che, affinché l’innovazione potesse avere successo, fosse necessario un presidio ad hoc. Questo si traduceva in investimenti onerosi in ricerca e sviluppo e in personale altamente qualificato, eccessivo controllo, sviluppo di canali ad hoc per implementare le idee innovative. Tutto questo era possibile fin quando la durata dei cicli di investimento era sufficientemente estesa (all’incirca 20 anni).

Il paradigma si stravolge quando la riduzione progressiva dei cicli di investimento (da 20 anni a meno di 5) e l’effetto della globalizzazione hanno fatto sì che la gestione di un processo di innovazione “closed”, come quello descritto sopra, sia difficilmente sostenibile.

Occorre dunque rivolgersi verso i modelli di Open Innovation, in cui l’azienda sviluppa le soluzioni interne, ma si apre al mercato, portando le idee al di fuori dei business in cui opera. Con la nascita di nuovi business model introdotti dalle startup, può essere svantaggioso non collaborare con le nuove imprese più avanzate dal punto di vista digitale, tecnologico, industriale, poiché quest’ultime riescono ad implementare nuovi processi con meno difficoltà (essendo, per motivi legati alla loro struttura, più snelle e agili). Questo “nuovo” però, è legato alla diffusione di un altro concetto fondamentale: ad oggi non è più importante essere i primi a produrre e commercializzare l’innovazione per competere, ma è fondamentale creare un miglior business model!

Per rispondere a questa nuova esigenza, le imprese hanno messo in atto strategie differenti, iniziando a guardarsi intorno in modo pro-attivo. Si è arrivati alla concezione che la ricerca e sviluppo interna è solo parte del valore complessivo, mentre quella esterna può creare valore a volte più che significativo.

Per estrapolare valore dall’esterno, dunque, il modo più semplice è farlo attraverso l’acquisizione e/o la collaborazione con start up e/o PMI Innovative, in ottica di co-innovazione e Corporate Venture Capital. Il modello di Open Innovation prevede che l’organizzazione della media/grande impresa acceda all’innovazione offerta dalle imprese innovative e questo può avvenire secondo schemi e in modi diversi:

  • Hackaton: sono gare in cui developer ed innovatori devono trovare soluzioni innovative a problemi reale in un arco temporale limitato.
  • Partnership con Università ed Incubatori, per creare innovazione su tematiche specifiche
  • Open Innovation broker: facilitatori ed intermediari che permettono alle imprese di conoscere più facilmente gli innovatori “nascosti».
  • Scouting Company, ossia piattaforme capaci di creare un ponte tra le imprese e gli innovatori/startup.
  • Banche ed Investitori: quotidianamente lavorano a stretto contatto con imprese, startup ed innovatori e cercano sempre soluzioni innovative da finanziare.
  • Incubatori ed acceleratori: sono i principali volani per l’implementazione di modelli di open innovation favorendo il connubio con la grande impresa.

Tutte queste strategie non favoriscono soltanto le grandi imprese, ma anche le start up e le PMI: se infatti il punto di forza di queste ultime sta nel fatto che riescono ad adattarsi meglio ai cambiamenti, vista la loro struttura agile, è anche vero che spesso non dispongono delle risorse necessarie, dell’organizzazione, delle relazioni e procedure necessarie per effettuare e sostenere nel lungo periodo il proprio progetto.

Collaborare per innovare risulta la scelta vincente per entrambe le parti e non solo: mettere a fattor comune le peculiarità di ciascuno per ottenere sinergie permette di raggiungere e di soddisfare il cliente nel modo migliore, e questo porta un impatto significativo nel posizionamento sul mercato. 

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