Rating: definizione e principali funzioni

Rating: definizione e principali funzioni

(a cura di Alessandro Zingaro)

Durante il ciclo di vita di un’impresa sono numerose le fattispecie di rischio configurabili con cui la stessa può interfacciarsi.

Oltre alla rilevanza delle unità di gestione del rischio (c.d. risk management), è fondamentale la collaborazione apportata dalle agenzie di rating che, operando all’esterno della società, consentono di costituire un quadro completo in merito alla previsione, gestione e riduzione dei probabili eventi avversi.

L’articolo si concentra sui principali meccanismi di rating esterni alle singole imprese, elaborati su scala nazionale o internazionale da diverse società dedicate.

In primo luogo identifichiamo, a livello internazionale, le società definite “Big3”: Standard & Poor’s, Moody’s e FitchRatings; mentre nel panorama nazionale possiamo individuare aziende come, ad esempio, Cerved.

Queste (in particolare le Big3) operano con scale di rating leggermente differenti, attuando una classificazione di titoli o emittenti in relazione al profilo di rischio riscontrato da un’analisi qualitativa e quantitativa della società; si parla di agenzie indipendenti che studiano e analizzano le società operanti nei principali mercati regolamentati e ne valutano i rispettivi meriti creditizi.

Borsa Italiana definisce “rating” la valutazione della solvibilità di imprese e di singoli titoli; esso si caratterizza in un giudizio sintetico, generalmente alfanumerico, volto alla definizione del profilo di rischio di un determinato soggetto, consentendo di individuare o stimare la tendenza di quest’ultimo all’adempimento dei suoi obblighi verso i terzi.

Nonostante nella realtà economica attuale siano presenti molteplici fattispecie di rischio e nonostante queste possano mutare rapidamente in forza delle incostanti circostanze geopolitiche, economiche, finanziarie e sociali, è possibile comunque evidenziare alcune principali tipologie di rating in relazione alle forme di rischio più ricorrenti in un sistema economico.

Di fatto, nonostante sia di maggiore interesse il monitoraggio rivolto al rischio di credito e, quindi, altrettanto importante sia il c.d. rating sul credito, possiamo identificare:

  • Rating di credito internazionale
  • Rating sul debito delle nazioni
  • Country ceiling rating

Il rating di credito consta principalmente in una valutazione qualitativa della tendenza del debitore a far fronte ai propri impegni finanziari; trattasi in particolare di un giudizio sui titoli di debito di un emittente ed è volto ad agevolare lo sviluppo di un’aspettativa in merito alla sua affidabilità.

Il rating di credito internazionale consente al soggetto che vi fa affidamento di avere una visione più ampia e più informata in relazione ai tempi, agli eventuali rischi e ai costi cui incorrerebbe se decidesse di acquistare, ad esempio, dei titoli denominati in valuta estera su mercati internazionali.

Altre forme di rating riferiscono al rating sul debito delle nazioni (connesso al rischio sovrano) che ha una logica molto simile ai precedenti; tra le differenze principali notiamo, in questo caso, una maggiore attenzione all’affidabilità del debito emesso dai singoli governi nelle diverse nazioni.

Infine, osserviamo il Country ceiling rating, utile per valutare e quantificare in qualche modo il rischio paese, derivante dalla probabilità di manifestazione di condizioni avverse di qualunque genere nei vari paesi in cui siano stati allocati fondi da parte di un’impresa e che possano essere causa di un’impossibilità, o semplicemente difficoltà, per quest’ultima di rientrare dalla propria esposizione.

Potremmo dunque chiederci quali siano le ragioni principali per cui un soggetto economico possa fare affidamento a detti criteri e, inoltre, quali siano i principali effetti che ne derivino.

Tra questi è utile osservare che l’attribuzione di determinate classi di rating ai diversi soggetti, in relazione ai diversi profili di rischio, influenza in maniera più o meno omogenea le strategie e le decisioni dei singoli investitori e, in particolare, le scelte di allocazione delle risorse da parte delle banche, come vedremo in seguito.

D’altro verso, la possibilità di effettuare una valutazione qualitativa dei rischi potenziali assumibili per mezzo di una specifica operazione finanziaria è tra le principali ragioni che spingono un soggetto a far affidamento a questi meccanismi.

Sono soprattutto le banche ad affidarsi ai meccanismi di rating esterni (nonostante abbiano la facoltà di utilizzare anche altri metodi, in particolare una tipologia di meccanismo di rating realizzato internamente e fondato su dati di proprietà dell’istituto stesso) in quanto, per via della loro estesa attività di credito, necessitano di monitorare attentamente le caratteristiche microeconomiche del singolo emittente ovvero di un singolo soggetto verso il quale le stesse sono disposte ad effettuare un’erogazione di risorse finanziarie sotto forma di credito.

Nella pratica, l’affidamento a questi meccanismi deriva (tra gli altri) dai cosiddetti Accordi di Basilea, attraverso i quali si sono definiti i requisiti patrimoniali minimi che le banche devono rispettare ogni qualvolta decidano di concedere un prestito o di effettuare un impiego.

Di fatto, l’istituto ha il compito di accantonare una porzione di patrimonio al fine di far fronte al rischio di credito derivante dalla sua esposizione. In generale, come disposto dalla guida realizzata dall’Osservatorio Permanente sui Rapporti banche – imprese, data la possibilità di effettuare delle valutazioni in termini di rischio in relazione al singolo prestito, si può quindi effettuare una differenziazione in termini di accantonamento. Ossia, data la diversa rischiosità dei soggetti valutati, in relazione all’operazione effettuata e al soggetto destinatario, la banca può accumulare più o meno risorse a tutela della buona riuscita dell’operazione nel medio – lungo periodo.

Risulta quindi centrale la valutazione, la previsione e la minimizzazione del rischio nelle sue mutevoli circostanze e manifestazioni all’interno del business odierno, in particolare quello bancario, al fine di garantire una gestione prudente volta alla produzione di valore economico utile alla crescita dell’intero sistema.